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"La rava e la fava", definizione di

La rubrica si chiama “La rava e la fava”. In gergo è un’espressione che significa “raccontare le cose per filo e per segno, spesso con abuso di particolari non richiesti e ridondanti”, di norma utilizzato per creare confusione e disperdere il significato iniziale in un mare di parole che portano poi al nulla. Nella migliore delle accezioni è utilizzata per confondere, per sviare, per sminuire, per giustificare, per mascherare. Una sorta di sofismo dove si dice tutto e il contrario di tutto con l’unico fine di confondere le idee per celare altri fini. Una sorta di stupida complicazione quando avremmo bisogno di semplicità intelligente. 
 
Faccio un esempio. 

Questo è quello che io chiamo “la rava e la fava!”. Un articolo di un quotidiano online, trovato per caso, che ha suscitato la mia curiosità. Una graziosa consigliera, additata da un altro articolo per le troppe assenze in consiglio comunale risponde con una nota a sua firma. Da leggere, perché per alcuni versi esilarante (è riportata sotto la nota).  
Volevo sottilineare l’ultima dichiarazione della consigliera: “Basta con i consigli comunali convocati in base alle esigenze dettate da alcuni “consiglieri-dipendenti pubblici” che sono costretti a disertare il luogo di lavoro per partecipare al consiglio comunale”.

Mi chiedo, da cittadino:
– ma lei lo sapeva che questa “cosa” era un impegno? Ovvero sapeva che venendo eletta doveva impegnarsi anche a fare altre cose?
– ma glielo abbiamo chiesto noi di candidarsi? qualcuno l’ha forzata a fare questo passo nel buio o è stata una sua scelta da persona maggiorenne e capace di intendere e volere?
– è a conoscenza che la politica, quella vera, pone l’interesse pubblico in posizione primaria rispetto a quello personale?
– ma lo sa che lei è anche all’opposizione in questa giunta? Ella dovrebbe, in linea di massima, opporsi alla politica della maggioranza e quindi essere più attiva della fazione opposta? E per fare questo, allo stato attuale, basterebbe molto poco!

Aggiungo una considerazione, sempre da persona ordinaria dle terzo piano, senza voler offendere qualcuno: visto e considerato che non si riesce a far iniziare un consiglio comunale in orario, visto che non si riesce a far partecipare attivamente questi signori in condizioni normali, vi immaginate l’impatto che potrebbe avere la proposta di far svolgere i consigli di sera/notte?

Della serie: già non ci viene nessuno, quando ci vengono danno l'impressione di non avere neanche molta voglia, figuriamoci poi a fine giornata..

Nulla di personale, per carità, anzi, ma ogni volta che leggo queste cose, penso davvero al mondo posizionato al contrario.

 L'uomo del terzo piano (b.p.)

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Questo il testo della nota di risposta.. 

“Come più volte ho avuto modo di chiedere e di evidenziare in questi quasi due anni di Amministrazione Michelini è assurdo che i consigli comunali si svolgano durante il normale orario di lavoro. Questa città, infatti, alle ultime consultazioni elettorali ha determinato un profondo rinnovamento della rappresentanza in consiglio comunale eleggendo a propri rappresentanti non solo dipendenti pubblici, pensionati o disoccupati, ma anche molti professionisti e dipendenti di aziende private che mi sembra facciano salti mortali per conciliare i lavori delle assemblee comunali con i propri doveri professionali.Mi chiedo allora, perché non viene data pari opportunità a tutti gli eletti di questo consiglio in cui ho l'onore di sedere di essere presenti e concentrati ad ogni seduta di lavoro? Perché non ci possiamo ispirare a molte buone prassi dei Comuni del nord che svolgono i lavori del Consiglio Comunale in orari serali? A chi sostiene che convocare i consigli durante il normale orario di lavoro produca sensibili risparmi, ricordo che la Pubblica Amministrazione è invece danneggiata tre volte. La prima in quanto i dipendenti pubblici non prestano il loro doveroso servizio. La seconda in quanto i dipendenti di aziende private non possono di fatto partecipare ai lavori del consiglio. La terza perché la PA assume i costi dei lavoratori del consiglio e subisce l’assenza dei dipendenti pubblici che stanno legittimamente svolgendo il loro incarico istituzionale. Credo che questa città si meriti veramente una rappresentanza attenta e presente, capace di mettere a disposizione del bene comune e di una sana azione amministrativa tutte le esperienze, le capacità e gli strumenti che derivano dalla vita professionale di ognuno. 

Basta con i consigli comunali convocati in base alle esigenze dettate da alcuni “consiglieri-dipendenti pubblici” che sono costretti a disertare il luogo di lavoro per partecipare al consiglio comunale”.

 consigliera comunale di Forza Italia Antonella Sberna.

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